L’Avvento è il tempo che ci è dato per imparare ad attendere, o per imparare a vivere attendendo, per non pretendere di ottenere subito quel che vogliamo, foss’anche Dio e la visione del suo volto; è il tempo dell’intervallo, o della capacità di frapporre una pausa, una sorta di sospensione delle nostre richieste e della pretesa d’aver immediatamente la loro gratificazione. Tempo del desiderio inappagato….

In questa sorta di tempo sospeso, anzitutto, il desiderio è posto in discussione o in crisi, e siamo costretti a chiederei cosa chi stiamo desiderando in realtà, a cosa è attaccato il cuore, cosa c’è in cima alle nostre aspirazioni…, per capire poi cosa sarebbe più giusto desiderare.

È la fase della purificazione del desiderio, o dello scavo del desiderio, come ancora afferma Godin: l’Avvento, e la preghiera dell’Avvento, sono il luogo o l’occasione dello scavo del desiderio umano. Uno splendido esempio di questa ope­razione sono gl’incontri di Gesù con coloro che da lui vole­vano esser guariti, e ai quali Gesù risponde spesso domandando loro cosa vogliano («cosa vuoi che ti faccia?»). Sembrerebbe domanda inutile, tanto è evidente la risposta. E invece la domanda non è inutile, soprattutto non lo è per i richiedenti stessi: Gesù vuole che queste persone interroghino se stesse e prendano coscienza dei loro reali desideri, o che partendo dalla richiesta della guarigione fisica facciano quel salutare viaggio a ritroso per cogliere ciò che è importante chiedere, ciò di cui la salute fisica è soltanto un segno o un’immagine…

L’Avvento come tempo, dunque, della purificazione del de­siderio. Ma non solo. Come infatti ben dice J. Debruynne, au­tore spirituale: «Tu, o Dio, … hai fatto dell’attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto. Tu sei già dato nell’attesa e per te, Dio, attendere si coniuga con pregare». L’Avvento è anche il tempo di apprendimento dell’orazione nella stagione del «non ancora», e dunque del pregare cercando, bussando, struggendosi dal desiderio di Dio e del suo volto, per un’usura che non si misura. Solo l’attesa desta l’attenzione e solo l’attenzione è capace di amare e pregare.

È la lezione dell’Avvento, come un ritmo o stile orante che deve caratterizzare il modo di credere e sperare anche oltre l’Avvento. Soprattutto di quel credente che, per vocazione, deve insegnare agli altri l’arte dell’attesa di Dio, o la fatica del desiderio inappagato!

http://www.atma-o-jibon.org/italiano9/cencini_respirodellavita10.htm