Testimonianza di Anna e Nicole che hanno svolto un progetto di alternanza scuola-lavoro presso l’Istituto Sacra Famiglia, a Cesano Boscone.

I segni di Dio

Sono tornata a casa portando nel cuore un ricordo tutto particolare; una malata anziana che sente poco, ma solo con le orecchie, perché con il cuore e attraverso gli occhi e le mani sente, sente tanto. La guardavo: mi ha accarezzato le mani con le sue che, deboli e leggere, cercavano le mie forti e calde; aveva le pupille dilatate per il piacere di farsi coccolare. Ad un certo punto ha preso in mano il mio badge, con il mio nome, quello della mia scuola, la scritta volontaria e la mia foto. Con una curiosità dolcissima ha contemplato quell’oggettino appeso alla mia felpa e, dopo aver rivolto gli occhi verso di me per un secondo, è tornata a concentrarsi sulla foto.

«Come è bella», ha detto. Si trattava di una frase banale, pronunciata a bassa voce e in tono umile, ma a me è parsa lunga chilometri quella frase di tre parole, perché è riecheggiata dentro di me con forte emozione.

Nella sua voce e nei suoi occhi c’era lo stupore di un bambino di fronte a un dono o la meraviglia di un tramonto particolarmente intenso. La bellezza che ha visto in quella foto non era una semplice costatazione, era un dato emozionale. Era il «come è bella» di Dio, che vede ciascuno nella sua completezza e bellezza, che vede il suo potenziale di bene…. Aveva guardato con gli occhi di Gesù.

Anna

Luce dentro il dolore

Cesano per me è allegria, spontaneità, libertà, innocenza. Dalla prima volta in cui vi ho messo piede è diventato il mio “focolare” di gioia. Per questo è strano riflettere sul dolore che si cela dietro a questa gioia, perché non si vede, ma c’è: la malattia. Speciale è che, nonostante la sofferenza, non sia la disillusione a prevalere. Questo non significa che ognuna di queste persone non senta una ferita, anzi io sono convinta che, in buona parte, ognuno sia consapevole della propria difficoltà; una vera gioia non può venire dalla non-conoscenza del dolore. Tuttavia è come se questo dolore si fosse trasformato in luce. E’ un dolore che spoglia, denuda davanti a Dio, che ci rende pronti per andare incontro a Lui. Questo è l’unico modo per pregare davvero: essere nudi, tremanti e bisognoso di tutto e affidarsi come bambini.

Spesso gli ospiti della «Sacra Famiglia» sono chiamati affettuosamente ragazzi anche se hanno i capelli bianchi. Non sono bambini, ma sono come bambini, ed è diverso. La virtù è molto di più dell’innocenza. Così la gioia è molto più della spensieratezza, perché possa attraverso il dolore e ne esce fortificata e purificata. E’ ina ferita trasformata in luce.

Nicole

Trovo significative le parole di papa Francesco:

«…Essi ci offrono un insegnamento molto profondo, perché attraverso di loro voi incontrate Gesù. I poveri ci evangelizzano, ci evangelizzano sempre, ci comunicano la sapienza di Dio misteriosamente.

Siamo chiamati a compiere gesti semplici e concreti a stare con loro…

Il mondo attuale ha urgente bisogno di tale testimonianza… la persona umana è spesso rigettata come inutile perché non rende più, Dio al contrario, riconosce sempre in essa la dignità e la nobiltà di un FIGLIO AMATO».