Il mio incontro con la Chiesa cattolica è avvenuto quando avevo vent’anni e ho iniziato a lavorare presso l’asilo cattolico di Takaoka. Io non sapevo nulla del cristianesimo e per questo motivo ho pensato di trovare un impiego in una struttura cattolica e così conoscere personalmente e da vicino questo mondo misterioso e affascinante al tempo stesso. Dopo un po’ di tempo, il padre francescano, direttore della scuola, mi propose di diventare capo delle ‘guide’, ramo femminile degli scout, della sua parrocchia e, proprio attraverso la partecipazione alle attività di questo gruppo, ho incontrato suor Vincenza Camplani. Un’estate, durante un campo, nel tempo libero dopo il pranzo, essendo stanca, mi ero sdraiata nella tenda, non completamente chiusa, e, mentre riposavo, guardavo fuori senza pensare a niente. A un certo punto vedo suor Vincenza che trasporta un secchio pesante, pieno d’acqua. Era un giorno afoso d’estate e la suora, tutta sorridente, stava facendo con naturalezza un lavoro che nessuno avrebbe desiderato né tanto meno voluto fare.  Subito il suo comportamento mi ha fatto riflettere sul mio stile di vita. Forse, ho pensato, se ci fosse qualcuno a vedermi, l’avrei fatto anch’io… mentre suor Vincenza, senza che nessuno la osservasse, prestava quel servizio con gioia. Questo suo modo di agire mi ha fatto percepire quanto la mia vita fosse superficiale e poco autentica. Contemporaneamente ho avvertito un forte desiderio di diventare come lei, di imitare la sua spontaneità e libertà interiore nel servire, nel compiere il proprio dovere, indipendentemente dall’essere visti o meno. Questo credo sia stato uno dei motivi, tra i vari, che mi ha portata a chiedere il Battesimo.

Dopo il campo scout ho cercato di mantenere i contatti con suor Vincenza. La mia è una famiglia di agricoltori, perciò nel tempo libero anch’io aiutavo nel lavoro dei campi e suor Vincenza, per avere l’occasione di parlare con me, veniva a darci una mano durante la raccolta del riso. I miei genitori, vedendo il suo carattere allegro, il contegno semplice e amichevole, un poco alla volta cambiarono opinione sulle suore. Infatti, la regione in cui sono cresciuta è prevalentemente buddista, con forti pregiudizi nei confronti del cristianesimo, sia verso la Chiesa cattolica sia verso quella protestante, quindi anche verso le religiose. Ma, dopo l’incontro con suor Vincenza, i miei genitori sono giunti perfino a parlare con i vicini di quanto avevano capito del cristianesimo. Suor Vincenza mi ha insegnato che la missione è qualche cosa che si vive e si trasmette con la vita più che con le parole. Quando ho ricevuto il Battesimo, come quando sono entrata in convento, i miei genitori hanno rispettato la mia scelta, grazie alla testimonianza di suor Vincenza. E se ora io sono suora di carità lo devo anche all’incontro con lei. Ho compreso che la relazione con le persone è un dono di Dio, perciò desidero che anche attraverso la mia mediazione altri possano incontrare il Signore.

suor Junko Okubo

Cf. NSDU 2019/1, 106-108