Visitazione B. V. Maria (Anno B)

Sof 3,14-17 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56

È bello considerare che l’annuncio della Buona Notizia e la sua accoglienza gioiosa hanno la loro prima realizzazione nell’incontro tra due donne: Maria che porta ciò che ha di più prezioso, Gesù suo Figlio, ed Elisabetta che, con il figlio Giovanni in grembo, l’accoglie esultante, riconoscendo in lei l’arca dell’alleanza: il luogo della comunione piena tra la grazia di Dio e la nostra umanità.

Sono donne di fede nella Parola, capaci di relazione e di cura dell’altro. Nel loro incontrarsi, nel parlarsi e ascoltarsi vicendevolmente sono segno eloquente che le profezie riguardo alla venuta del Messia si sono compiute. Grazie ad esse «che ‘a gara profetizzano’, è restituita al mondo la vita» (S. Beda il Venerabile, Ufficio delle Letture del 22 dicembre).

Anzitutto Maria, appena visitata da Dio, lascia la sua casa, si mette in viaggio, esce per raggiungere la cugina ‘in fretta’. «Tre parole – suggerisce papa Francesco (In occasione della recita del S. Rosario, 31.5.2013) – sintetizzano l’atteggiamento di Maria: ascolto, decisione, azione; parole che indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che il Signore ci chiede nella vita». In Maria troviamo non solo ascolto della Parola, ma anche un ascolto attento della realtà, dei fatti della vita. Ella non pretende segni da Dio, tuttavia accetta il segno che Egli le dona e si mette in moto. Ella non è in ansia, non è agitata ma, una volta compresa la volontà del Signore, decide e si mette in cammino, in fretta, perché la carità non comporta lentezze. Quando si tratta del vero bene per la nostra vita, per la vita di ogni persona umana, non possiamo acconsentire ad alcun genere di pigrizia, di lentezza, non possiamo cedere alla ricerca di comodità.

Elisabetta è colei che attende. Ella rappresenta l’attesa del popolo dell’antica alleanza, ma allo stesso tempo è la donna che riconosce e accoglie dentro la visita della cugina, dentro la realtà umana dell’incontro, la presenza del Signore, il compiersi delle promesse del Regno. Questa sua capacità rimanda noi a un ascolto della Parola nelle Scritture che ci deve educare a discernere il passaggio di Dio dentro la nostra storia, in tutto ciò che accade, nelle persone che ci passano accanto. Infatti, Dio ci visita sempre, sta a noi essere in attesa e riconoscerlo dentro i fatti, anche imprevisti e imponderabili della nostra vita.

Portare come Maria e ricevere come Elisabetta la presenza di Gesù sono le due dimensioni essenziali del mistero della Chiesa, e quindi anche nostre. Sono ciò che siamo chiamate a vivere quotidianamente.

– da NSDU 2017, numero speciale  (pp 168-170)