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esse virtù in modo che se sono esercitate con perfezione
ed amor intenso, ne deriva poi un abito molto perfetto
che sopravanza la perfezione dell’atto: in tal caso la virtù
in abito signoreggia ogni atto e l’amore poi domina a suo
piacere anche l’abito, non volendo che esca dall’anima
pur un atto che non sia diretto e maneggiato da lui. Qui le
virtù sono serve, e l’amore ne è l’assoluto Signore.
L’amor puro non si conosce in alcun modo per se mede-
simo, ma solo per le vere virtù, per questo sol mezzo ar-
riviamo a sapere se è vero o falso il nostro amore. Che
cosa sia l’amor puro è difficile il saperlo, nondimeno dirò
quel poco che so. Per amor puro s’ intende un amor disin-
teressato, che non ha altra mira che di compiacere il suo
Dio, e questo solo perché lo merita, essendo quel buono
Iddio ch’Egli è. L’amor puro mi pare che solo in Dio si
ritrovi essenzialmente perché egli è lo steso Amore puris-
simo, illibatissimo, infocatissimo, ardentissimo in sè
stesso, e ne’ suoi affetti. In sé, perché è infinitamente
amoroso, che esce senza uscire da quelle due fornaci in-
focatissime, cioè dal Cuor dell’Eterno Padre, e Divin Fi-
glio, ed indi è inviato alle sue creature; acciò infiamman-
dole le santifichi, e santificandole sempre più le infiam-
mi, rendendole per la continuazione di questo amore così
pure ed illibate che le prende per giardini di sue delizie, e
qui l’anima è talmente posseduta da Dio, che non si sa se
non Dio, e vive talmente morta a tutto l’esser di creatura
che propriamente pare divinizzata.