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non prendete l’amara bevanda che vi procacciate nel dir
ciò ? » Mi risponde dalla croce l’agonizzante Gesù: « A-
nima diletta, ho sete, cioè bramo ardissimamente che tut-
te le creature vengano a riposarsi nel mio Cuore, ad im-
mergersi nel mio amore infinito, e questa sarà per me ac-
qua cordialissima che refrigererà il mio ardore, disseterà
la mia sete, che addolcirà le mie piaghe e che renderammi
dolce e soave la mia morte penosissima. » Così mi ri-
sponde dalla Croce l’agonizzante Gesù, e chi sarà di noi
tanto inumano che non voglia dare al suo amatissimo Pa-
dre questo ultimo conforto? Mio Dio, questo non sia mai
vero, prendetevi pure la mia volontà, il mio cuore,
l’anima mia, il mio intelletto, è tutto vostro, o mio Dio.
Struggetemi, lambiccatemi col cocentissimo fuoco del
vostro Divino Amore e poi servitevi di me come di be-
vanda per dissetare la vostra sete così ardentissima. E che
felicità sarebbe la mia, o mio caro Gesù, se fossi degna di
darvi in tante pene una stilla di conforto! Anima mia, se
vuoi essere dolce bevanda d’ un Dio, è duopo che rinunzi
da te ogni altro amore, che sii umile, mortificata, pazien-
te, rassegnata, e morta affatto alle tue attività naturali,
con il seguito di tutte le virtù.
Il puro, perfetto, ed essenziale amore consiste nel-
la volontaria sofferenza, nella pratica delle virtù, nella
profonda umiltà e disprezzo di sé, ed abbiezione in ogni
cosa toccante alla stima propria, e nella continua mortifi-
cazione interna ed esterna, e nella perfetta povertà di spi-
rito: altra santità non vi è in terra, cioè in questa vita, che