Page 13 - SCRITTI 1824-1827
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due la bella consolazione di aver tirato delle anime
all’amor del nostro buon Dio. Teniamoci cari soprattutto
i poverelli; questi sono l’immagine viva di Gesù Cristo.
Soccorriamoli più che possiamo, e talvolta anche soffren-
do noi qualche cosa. Rammentiamoci che così facendo,
incontriamo il gusto dell’amorosissimo nostro Gesù, e
ciò ci deve bastare per impegnarci a farlo con gran solle-
citudine. A dir tutto in uno, disprezziamo il mondo e a-
miamo Dio, abborriamo le vanità e cerchiamo le umilia-
zioni, fuggiamo gli onori mondani, cerchiamo i dispregi
della Croce; imitiamo insomma quello che deve essere
nostro Sposo, chè ci troveremo contente.
Voi direte che voglio fare la Maestra di spirito,
mentre non son buona di fare neppure la scolara. Avete
tutta la ragione, e questo è un effetto della mia soprafina
superbia che vorrebbe solamente insegnare e non essere
insegnata. Da voi però spero un benigno compatimento,
e vi prego, di fare altrettanto voi con me, che lo accetterò
come un prezioso regalo.
Io vi raccomando sempre nelle mie orazioni a Dio.
Vorrei però che facessimo un patto, il qual è di far l’una
per l’altra tutte le settimane una Comunione. Termino
perché sono stanca di scrivere, non già perché abbia ti-
more di annoiarvi, e sappiate che mi fate un torto mani-
festo ogni qualvolta mi dite che avete timore di stancar-
mi; quasichè un’amica, anzi una sorella affezionata deb-
ba stancarsi nel leggere le novelle di una sua pari.
Se le vostre lettere fossero lunghe centomila