Tutto è iniziato quasi per passatempo, in una di quelle mattine interminabili all’interno del carcere «La Giudecca», durante il lockdown. Entrando in sezione, le donne, dopo le consuete domande su che cosa stesse succedendo fuori, mi ripetevano: suor Franca, facci fare qualcosa, perché non ci passa mai il tempo.

Essendo rimasta da sola, per le misure restrittive che impedivano l’entrata ai volontari, ho pensato di proporre loro di disegnare le stazioni della Via Crucis, che avremmo utilizzato in preparazione alla Pasqua. Munita di fogli da disegno, matite, carboncini, gomme, materiale che esse potevano portare nelle loro stanze senza troppe difficoltà, a quelle che avevano raccolto la ‘sfida’ ho lasciato la libertà di scegliere la stazione da rappresentare; unica indicazione da me data era che il disegno fosse fatto in verticale, per dare all’insieme un minimo di armonia.

Dopo una settimana, sul tavolo della sacrestia avevo i quindici capolavori, fatti con cura e passione, tanto da emozionarmi. Mentre li appendevo nel corridoio antistante la cappella, abbinavo i nomi delle donne al mistero della stazione che contemplavo e ne rimanevo colpita e commossa, riscontrando le molte analogie di dolore che vi scorgevo; il resto si legge nel filmato realizzato da una mia carissima amica regista, Friederike Schaefer, volontaria in «Giudecca», e in un suo scritto. Grazie a Federica per la sensibilità d’animo che traspare dal lavoro; grazie alle donne per averci messo il cuore!