Wellington

Durante le nostre regolari visite alle famiglie del circondario, abbiamo fatto una scoperta scioccante: la presenza di un grande numero di vedove. Ancora più scioccanti sono la discriminazione e gli insulti che esse subiscono nella società, solo perché sono vedove. Sono considerate di cattivo auspicio, se incontrate nelle prime ore del mattino; non sono desiderate durante le celebrazioni e le funzioni; sono negati loro anche i diritti civili, come la pensione di vedovanza e altri servizi di assistenza. Inoltre, dopo alcune indagini, abbiamo conosciuto che la maggior parte
di loro sono rimaste vedove per il tradimento di uomini ricchi di un alto livello sociale. Siamo rimaste turbate da simili comportamenti disumani e dai pregiudizi nei loro confronti e siamo state provocate a fare qualche cosa di positivo per ridare dignità e un posto sociale a queste donne sfortunate.
Come primo passo le abbiamo convocate per un incontro nella nostra casa «Villa Capitanio» al quale hanno partecipato circa una cinquantina. Ci hanno detto esplicitamente che fino allora nessuno si era degnato di ascoltare le loro pene, le loro tristi storie né tanto meno di aiutarle.
Affrontando il problema con il parroco, la superiora provinciale e alcune persone di buon cuore hanno costituito un «movimento delle vedove» e hanno dato vita a iniziative in favore del loro benessere e della loro promozione. L’attenzione alle donne in difficoltà, raccomandata  dal nostro Istituto e dalla Chiesa, sta diventando un aspetto importante nell’attività pastorale della nostra comunità.