IL «BINOMIO DI LOVERE»

Durante le celebrazioni le due Sante emergono anzitutto insieme, in rapporto tra loro, l’una necessaria all’altra, complementare all’altra,
grazie alla loro diversità: insieme e distinte per la specificità dei doni e delle funzioni a bene della medesima opera. 
Come lo Spirito pose nella Capitanio un dono per fondare, così plasmò la Gerosa per un compito specifico, unico anch’ esso
nella storia dell’Istituto: attuare il passaggio dalla fondatrice alla fondazione, dal progetto intuito alla sua concretizzazione storica;
passaggio che Bartolomea poté effettuare ben poco. La tradizione le ha sempre pensate insieme, inseparabili proprio per la loro diversa funzione
nei confronti dell’opera. Lo si ribadì spesso lungo i processi:
Hanno agito in due ma i doni e le personali caratteristiche dell’una e dell’altra, per amore all’unico Largitore,
si compenetrarono e unificarono nel risultato, così che volerli scindere apparirebbe umana miopia.
Per questo, secondo le stesse fonti, risulta significativa e provvidenziale anche la simultaneità della loro glorificazione, che «fonde in armonia le due diverse luci,
la giovinezza appassionata e la prudenza dell’età matura; l’impeto di interiorità e di dedizione generosa di Maria e la prudente e perseverante
e paziente fatica di Marta». In loro si verificò quello che asserisce un autore spirituale: «Nei piani della sua benevolenza Dio si comporta con noi in modo da far sì
che ciascuno abbia bisogno dell’altro e trovi nell’altro ciò che non trova in sé: in questo modo si mantiene l’umiltà, si aumenta la carità, si rivela l’unità».
 

    – da La Grazia delle Origini: approfondimento storico-spirituale di suor Albarica Mascotti, 83-86.

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